CarrozzaInconscioLa metafora della carrozza

Troppo spesso le persone si identificano con la propria mente o con il proprio corpo. Tu non sei nè la mente nè il corpo. Tu sei il tutto. Devi percorrere la tua strada. E hai la facoltà di sceglierla.

Una bella metafora che viene utilizzata per illustrare quella che è la situazione dell’essere umano e dei vari aspetti dell’essere umano è la metafora della carrozza e dei cavalli.
Immaginiamo di avere una carrozza trainata da cavalli; sopra la carrozza c’è un cocchiere e dentro la carrozza c’è quello che è il padrone, il passeggero, colui che decide la direzione.
Cosa rappresentano le varie parti di questa figura?
La carrozza è il corpo fisico dell’essere umano. Tale carrozza-corpo fisico è collegato ai cavalli con delle staffe di legno, quindi un collegamento molto rigido.
I cavalli, normalmente due all’interno della metafora, rappresentano l’aspetto più passionale, l’aspetto sessuale e l’aspetto astrale-emotivo. Quindi l’energia trainante della carrozza, che poi è l’energia trainante dell’essere umano.
Al di sopra abbiamo il cocchiere, che è collegato ai cavalli con le redini; abbiamo quindi un collegamento che è meno forte di quello della carrozza con i cavalli, che invece è fisso. Questo significa che il cocchiere, per dominare i cavalli, faticherà di più.
Il cocchiere rappresenta la mente, l’intelletto dell’essere umano, che ha il compito di dominare le passioni dell’essere umano, l’energia sessuale e le emozioni, in modo da dare la direzione, e non sempre è facile fare tutto questo, e infatti non sempre il cocchiere ci riesce.
L’altro personaggio è il passeggero della carrozza, che rappresenta la nostra anima: è lui che deve dettare la direzione della carrozza, è lui che deve dire dove vuole andare.
Invece nell’essere umano, normalmente, sono le emozioni a decidere dove si sta andando, o addirittura il centro sessuale, o al massimo il cocchiere, quindi la parte intellettuale.
Raramente è l’anima, anche perché il collegamento tra l’anima e il cocchiere è quello più sottile in assoluto, cioè solo la voce.
Il sentire la voce dell’anima si riferisce proprio a questo: l’anima fatica a comunicare con il cocchiere, cioè con il centro intellettuale, proprio perché il collegamento è molto sottile.
Eppure il cocchiere da solo non sa dove andare.
Cosa può fare quindi?
Quando si rende conto che non sente la voce dell’anima, e non sa dove andare, deve cominciare a stare in silenzio.
Il cocchiere è abituato a gridare, a gridare ordini ai cavalli, ad essere agitato: è proprio la nostra mente, che, essendo abituata a pensare, a pensare e a pensare, non ha la forza, il tempo, la capacità di ascolto per sentire cosa sta dicendo l’anima. Eppure questo è indispensabile. È indispensabile che il cocchiere si tranquillizzi, e che magari faccia andare più piano la carrozza, perché se la carrozza va molto forte causa tanto rumore.
Il nostro corpo causa tantissimo rumore, e lo stesso i cavalli.
Quindi la parte della carrozza, dei cavalli e del cocchiere si deve tranquillizzare: solo allora può ascoltare ciò che sta dicendo l’anima, la cui voce può essere sentita se noi stiamo in una situazione di ascolto.
Quando il cocchiere si tranquillizza, comincia invece che guardare all’esterno, a guardare all’interno: il cocchiere, per poter rendersi conto di dove deve andare deve smettere di guardare quello che ha intorno, e cominciare a interiorizzare, ossia ad avere un atteggiamento introverso, rivolto all’interno, cioè prestare attenzione a quello che sta accadendo dentro la carrozza, perché dentro la carrozza c’è il passeggero, cioè l’anima, e lui sa esattamente dove andare.

di Salvatore Brizzi