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Stamattina ho avuto la fortuna di rivedere un video che mi da sempre tanto. Tocca il cuore e permette di fare esperienza del dono e della ricchezza della carità. Ma cosa si intende per carità? Ecco una definizione. Carità significa amore disinteressato nei confronti degli altri; si ritiene che essa realizzi la più alta perfezione dello spirito umano, in quanto al contempo rispecchia e glorifica la natura di Dio.

E’ una storia dove incrociano i destini  di un bambino che ruba le medicine per la madre malata e del commerciante che paga per lui senza pretendere nulla in cambio. Trent’anni più tardi il ragazzino, ormai adulto, troverà il modo di ripagare la generosità dell’uomo.

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Ma se ripenso al video, cosa mi dice, cosa suscita in me, cosa mi lascia? Provo a descrivere queste emozioni.

Innanzitutto mi hanno colpito i tre visi della prima parte della storia: quello del ragazzino che non ha il coraggio di alzare la testa o di parlare. Si sente in colpa, lui per primo per quello che con coraggio ha provato a fare: rubare una medicina per la mamma sofferente. Quante volte mi è capitato o mi capita di rubare un sorriso, una parola, un gesto quando la mia povertà si manifesta? E la signora che si sente derubata? Grida! Non si pone il problema del perché ma vede solo dalla sua parte. Quante volte lo faccio anch’io? Quante volte non ho la vera percezione di un atteggiamento, anche se sbagliato? Quante volte valuto le cose solo con la testa e da una prospettiva troppo egocentrica? E il viso del commerciante che, essendo in mezzo, valuta la storia per quello che è in realtà? E’ sereno, è centrato e sa cosa fare, senza esitazioni. E non solo paga la commerciante, ma aggiunge del suo! Ecco lo spunto che mi ha commosso: provare ad essere in una prospettiva di centralità, ne troppo verso il proprio ego e nemmeno sbilanciato troppo verso l’altro. In un qualsiasi rapporto tra due persona, la predisposizione di osservazione dovrebbe essere sempre tra noi e l’altro (come ho letto in Osho), quasi fisicamente in mezzo, in modo da poter vedere con occhio imparziale l’intera scena e percepire entrambe le motivazioni/emozioni/fatiche/reazioni. Ma questo non è facile anche se mi affascina a provarci e… quando  capita è semplicemente indescrivibile!

Poi c’è il contrasto tra il conto delle spese mediche, prima alto e poi a zero. Quante volte mi è capitato di vedere una situazione come un’ostacolo invalicabile e poi, dopo un po di tempo accorgermi che non solo è stata superata bene, ma che quella fatica iniziale è stata strumento per farmi diventare quello che sono oggi? Quante volte siamo ostacolati dalle paure che la nostra mente alimenta? Un carissimo sacerdote, tanti anni fa, diceva che una disgrazia è un’occasione di grazia e di crescita. Infatti la parola è composta da dis e grazia, dove dis rappresenta la mancanza, la privazione. Ma dietro, anche se spesso sembra ben nascosta, si nasconde sempre una grazia.

La scena finale che riporta la lettura del motivo per cui quel conto era stato pagato mi ha fatto ricordare l’effetto boomerang. Tutto torna! E torna amplificato se, interiormente, si fa tutto come dono e senza aspettative.

Ho voluto fissare qui questa mia esperienza, in modo da poterla rileggere quando arriveranno quelle giornate dove tutto sembra storto, dove tutto sembra buio. Leggere o rileggere queste semplici parole magari potrà ridare speranza e sorriso perché ogni giornata possa essere vissuta come un inno alla vita!

di Gianni Romano