Impianti fotovoltaici e comunità energetiche: cosa sono e perché convengono

Impianti fotovoltaici e comunità energetiche: cosa sono e perché convengono

Negli ultimi anni, la produzione di energia da fonti rinnovabili è diventata sempre più accessibile, trasformando il modo in cui famiglie, aziende e enti pubblici gestiscono i propri consumi. Ma oggi, grazie alle comunità energetiche rinnovabili, l’energia solare non è più solo una risorsa individuale: può essere prodotta, condivisa e utilizzata in modo collettivo, generando benefici economici, ambientali e sociali. Questo nuovo modello partecipativo rappresenta una vera rivoluzione nella gestione dell’energia. In questo articolo vedremo cos’è una comunità energetica, come funziona e perché gli impianti fotovoltaici condivisi stanno cambiando il concetto stesso di sostenibilità.

Cosa sono le comunità energetiche rinnovabili

Le comunità energetiche rinnovabili (CER) sono gruppi composti da cittadini, imprese, enti locali o pubbliche amministrazioni che collaborano per produrre, consumare, condividere e gestire energia da fonti rinnovabili, in particolare solare.

Secondo il Rapporto 2024 di Legambiente, in Italia sono attive 154 forme di energia condivisa, tra comunità energetiche rinnovabili e configurazioni di autoconsumo collettivo. Tuttavia, si stima che, senza i ritardi burocratici e normativi, si sarebbero potute realizzare almeno 400 comunità energetiche in più. L’obiettivo delle CER è duplice: ridurre i costi in bolletta e contribuire concretamente alla transizione ecologica. A differenza dell’autoconsumo collettivo, che avviene in uno stesso edificio o condominio, le comunità energetiche possono operare su scala più ampia, purché i membri siano connessi alla stessa cabina primaria. Questo modello, introdotto in Italia a seguito del recepimento della Direttiva Europea RED II, rappresenta una svolta nel sistema energetico: da centralizzato a distribuito, da passivo a partecipativo. Il fotovoltaico condiviso è oggi la soluzione più utilizzata nelle CER, grazie alla sua modularità, alla semplicità di installazione e alla compatibilità con gli incentivi statali. Le comunità energetiche, infatti, rendono l’energia solare accessibile anche a chi non può installare un impianto sul proprio tetto. Secondo il rapporto ENEA 2024, oltre il 60% degli italiani vive in edifici multifamiliari, spesso privi di spazi privati per l’installazione di impianti fotovoltaici, rendendo il modello delle CER particolarmente adatto al contesto urbano.

Come funziona il meccanismo di condivisione dell’energia

Il meccanismo alla base delle comunità energetiche rinnovabili è semplice e innovativo: un impianto fotovoltaico – installato su un tetto condominiale, un edificio pubblico o una struttura aziendale – produce energia che viene immessa nella rete e condivisa virtualmente tra tutti i membri della comunità. Non è necessario che ciascun partecipante abbia un impianto: anche chi non possiede un tetto o vive in affitto può beneficiare del sistema, ricevendo una quota dell’energia prodotta e utilizzandola per coprire parte dei propri consumi.

Dal punto di vista tecnico, si parla di autoconsumo virtuale: l’energia viene fisicamente immessa in rete, ma contabilmente suddivisa tra i membri secondo criteri stabiliti in fase di adesione. Il GSE (Gestore dei Servizi Energetici) gestisce il sistema di monitoraggio e gli incentivi economici riconosciuti per ogni kWh condiviso all’interno della comunità. Per maggiori dettagli, è possibile consultare la sezione dedicata del GSE – Comunità Energetiche. Questo modello consente non solo di risparmiare in bolletta, ma anche di rendere accessibile l’energia solare a una platea molto più ampia rispetto al passato.

Quali sono i benefici concreti (economici, ambientali, sociali)

Le comunità energetiche rinnovabili offrono vantaggi concreti su più fronti: economico, ambientale e sociale. Dal punto di vista economico, i partecipanti ottengono un incentivo per ogni kWh condiviso, oltre a un risparmio diretto in bolletta e, in alcuni casi, una remunerazione per l’energia immessa in rete. In termini ambientali, l’utilizzo di impianti fotovoltaici condivisi consente di ridurre le emissioni di CO₂ e di promuovere la produzione di energia pulita a livello locale, contribuendo alla decarbonizzazione del sistema energetico. Ma i benefici si estendono anche al tessuto sociale: le CER incentivano la collaborazione tra cittadini, imprese e amministrazioni pubbliche, rafforzando il senso di comunità e promuovendo un uso più consapevole delle risorse. In contesti rurali o piccoli comuni, possono rappresentare un’opportunità di rilancio economico e sociale. Secondo l'“Electricity Market Report 2024”, le configurazioni attive di comunità energetiche in Italia sono passate da 89 a 168, registrando un incremento dell'89% rispetto al 2023. Le regioni più attive in questo ambito sono Piemonte, Lazio, Sicilia e Lombardia.

Il ruolo degli impianti fotovoltaici collettivi nelle comunità

Gli impianti fotovoltaici collettivi rappresentano il cuore operativo delle comunità energetiche. Tra tutte le fonti rinnovabili, il fotovoltaico condiviso è oggi la soluzione più accessibile: è scalabile, facilmente adattabile a diversi contesti e richiede infrastrutture leggere. Gli impianti vengono spesso installati su tetti condominiali, edifici pubblici, capannoni industriali o aree inutilizzate, trasformando superfici passive in fonti di energia attiva. Inoltre, il sistema può essere progettato in modo modulare, consentendo l’estensione progressiva in base al numero di aderenti o all’evolversi della domanda energetica. Questo approccio garantisce flessibilità e sostenibilità anche a lungo termine. Inoltre, ARERA ha recentemente aggiornato le regole operative, prevedendo incentivi specifici fino a 110 €/MWh per l’energia condivisa all’interno delle CER, a seconda della fascia climatica e della taglia dell’impianto.

Come si costituisce una comunità energetica: i passaggi principali

Costituire una comunità energetica rinnovabile richiede alcuni passaggi chiave, ma oggi è sempre più semplice grazie alla normativa italiana, alle piattaforme digitali dedicate e ad aziende del settore che  propongono offerte e soluzioni innovative per l’adesione a comunità energetiche rinnovabili. Il primo passo è la creazione di un soggetto giuridico (associazione, cooperativa o consorzio) che rappresenti legalmente la comunità e ne gestisca gli aspetti tecnici e amministrativi. Successivamente si procede alla progettazione e installazione dell’impianto fotovoltaico condiviso, da realizzare su un edificio pubblico, privato o condominiale. Una volta operativo, l’impianto va registrato sul portale del GSE, indicando i membri aderenti e le modalità di suddivisione dell’energia prodotta. A quel punto inizia il monitoraggio del sistema, la gestione del flusso energetico e la ripartizione degli incentivi tra i partecipanti. Ogni comunità può così accedere ai benefici previsti per l’autoconsumo condiviso. 

Una nuova idea di energia, accessibile e condivisa

Chiunque disponga di un tetto inutilizzato, di uno spazio condiviso o semplicemente del desiderio di ridurre i propri costi energetici può oggi contribuire in modo attivo alla transizione energetica, senza dover essere un tecnico del settore. Le comunità energetiche rinnovabili rappresentano un’occasione concreta per trasformare i cittadini da semplici consumatori a protagonisti della produzione e della gestione dell’energia. La possibilità di accedere a impianti fotovoltaici collettivi, anche senza possederne uno direttamente, abbatte le barriere economiche e logistiche che fino a poco tempo fa rendevano questa scelta difficile. È un cambiamento culturale, prima ancora che tecnologico, che coinvolge famiglie, imprese, enti locali e associazioni. Partecipare a una comunità energetica significa scegliere un modello di sviluppo più equo, in cui l’energia è un bene condiviso, distribuito e generatore di valore locale. Per chi ha a cuore l’ambiente, ma anche la propria autonomia energetica, è il momento giusto per agire.

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